La sua opera è caratterizzata spesso da un gergo dialettale e da ambientazioni provinciali, ma soprattutto da una sensibilità verso la propria dimensione interiore.
È il caso di Bestie, una raccolta di frammenti lirici, tutti accomunati dalla presenza di un animale.
In un frammento, Tozzi racconta di un litigio coniugale dai toni concitati, interrotto però da una formica, in procinto di tuffarsi nel vino della coppia.
Una minaccia così piccola ma concreta, come quella di dover buttare un fiasco di vino, permette ai due di ritrovare un punto d’incontro.
Malinconico, nostalgico, umano, legato alla semantica della terra: Cesare Pavese è una delle voci più importanti del Novecento italiano.
La sua è una poetica segnata dal dolore di amori non corrisposti, dalla solitudine e dalla contemplazione di una periferia italiana non industrializzata.
Legato a Torino e alle Langhe, è stato autore di prosa e poesia. Studioso e appassionato di letteratura americana, ha tradotto e portato in Italia un grande numero di scrittori americani, tra cui Melville con Moby Dick.
Vespa è un suo racconto breve che ci porta a chiederci cosa ci lega alle persone, cosa ci spinge a connetterci, anche quando in apparenza non abbiamo nulla in comune. O forse proprio grazie a questo.
Nel diverso troviamo qualcosa che ci manca, qualcosa che ci attira, una fuga o una soluzione.
Questo breve racconto di Pavese, è un’occasione per indagare quei rapporti che, a volte, non sappiamo spiegarci.
Quando in un romanzo incontriamo il flusso di coscienza di un personaggio e ci perdiamo dentro la sua psicologia, ci appare del tutto normale.
Quel flusso di coscienza che noi oggi prendiamo per scontato, lo dobbiamo in gran parte a James Joyce, uno degli autori più importanti e rivoluzionari del Novecento.
Nella sua opera, Joyce ha cercato di ricreare il linguaggio frenetico dei pensieri, dedicandosi all'interiorità dei suoi personaggi.
I suoi soggetti sono persone ordinarie, accomunati dall’incapacità di compiere scelte in grado di migliorare la propria vita. I suoi, sono personaggi paralizzati, spacciati, e disillusi.
Eveline fa parte della sua raccolta di racconti Gente di Dublino.
Qui, Joyce cattura l’anima immobile e stantia della sua città attraverso protagonisti incapaci di cambiare e di essere felici. Così anche Eveline, mentre cerca di evadere dalla sua condizione, circondata dalla polvere che si posa attorno a lei, si ritrova a delimitare i confini della sua libertà.
Gente di Dublino è una miniera di storie e di conflitti interiori ancora attuali.
Una lettura in cui ti invitiamo ad immergerti per scoprire un autore che, strato su strato, cattura la complessità della nostra mente.
Prima e unica donna italiana ad aver vinto il Nobel per la letteratura, Grazia Deledda continua a rimanere troppo spesso, e ingiustamente, nella penombra della letteratura italiana.
Una scrittrice di respiro internazionale e, anche per questo, difficile da etichettare. Una donna che ha seguito con determinazione le sue aspirazioni, e ha lavorato duramente per i suoi risultati.
La sua scrittura è passionale, coinvolta, emozionale, legata profondamente alla sua Sardegna. Una terra che che ha amato, e di cui non ha mai smesso di scrivere, dipingendola come un luogo ricco di tradizioni, magico, quasi mistico.
La regina delle tenebre è un racconto in pubblico dominio tratto dall’omonima raccolta: un racconto così attuale da far male. Conosciamo Maria Magda, una ragazza in apparenza piena di motivi per essere felice, ma incapace di afferrare quella felicità.
Maria Magda è pietrificata dal terrore della morte, del tempo che passa. È angosciata dalle scelte, dalla paura che le decisioni sbagliate possano allontanarla da tutto ciò che conosce.
Il suo conflitto è chiaro e disarmante.
Siamo sicuri che, almeno una volta nella vita, tutti ci siamo sentiti incapaci di essere felici, anche di fronte a mille motivi che ci dicevano il contrario.
In Alter Echo cerchiamo voci della letteratura in grado di parlare con forza ancora oggi, e siamo convinti che la voce di Grazia Deledda meriti di essere ascoltata a tutto volume.
Voce di un pensiero libero, Virginia Woolf prende l’eredità della letteratura vittoriana e la sradica dalle fondamenta.
Passa da un’impostazione schematica e consequenziale della narrazione, ad un flusso libero e sregolato del pensiero, plasmando il tempo a suo piacimento.
Il punto di vista, come per Joyce, passa all’interno della mente dei personaggi, che si perdono in pensieri quotidiani, affogano in un bicchiere d’acqua, o sperimentano momenti di profondissima sensibilità.
È stata in grado di catturare l’essenza della sua epoca, e a ridarci uno spaccato intimo e autentico del ‘900. Ci ha lasciato in eredità la sua esperienza di donna in un mondo fatto di uomini, affermando il suo punto di vista sulla necessità di emancipazione femminile.
Si è scavata uno spazio tutto suo, parola dopo parola, diventando impossibile da ignorare.
Una casa stregata è un suo racconto breve che, attraverso l’ambiente della casa descritto come personaggio, ci parla delle emozioni e dello smarrimento che vive la sua protagonista.
La casa è viva e pulsante, infestata da una coppia di fantasmi alla costante ricerca di un tesoro nascosto chissà in quale stanza.
In Virginia Woolf troverai sensibilità, personaggi vivi e un tempo narrativo fluido, e non convenzionale.
Una vita segnata dal disagio e da una sensazione di inadeguatezza che non smetterà mai di perseguitarlo. Kafka ha la capacità di catturare quel disagio per trasformarlo in storie immersive e paranoiche, segnate da un senso di oppressione e impotenza verso un potere spaventoso: quello di uno stato visto come tiranno.
Tiranno come suo padre, un uomo che non è mai stato in grado di amarlo, capirlo e accettarlo.
Kafka è uno di quegli autori, senza i quali, il novecento letterario non sarebbe lo stesso.
Quando usiamo l’aggettivo “kafkiano” parliamo di quel senso di angoscia che proviamo verso un mondo che non capiamo e, guidati da insicurezza e disagio, ci sentiamo piccoli, persi, inutili, e fuori posto.
Non sempre facile da adattare, Kafka ci regala però personaggi empatici, complessi, e tridimensionali, mossi da un conflitto chiaro e opprimente.
In pochissime parole Kafka è capace di costruire un mondo che ci cattura e ci catapulta dentro la storia, come nel caso del suo racconto “Il vicino”: ci basta una pagina per capire il disagio di quest’uomo che vede un suo concorrente prendere in affitto l’ufficio a fianco.
Il protagonista è angosciato dalla paranoia e dalla paura di perdere tutti i suoi clienti, perché convinto che il suo nuovo vicino possa origliare tutte le sue conversazioni professionali.
Il conflitto è chiaro, pratico e perfettamente contestualizzato. Un’ottima base di partenza per ampliare il racconto con un adattamento.
Mentre la pestilenza di morte rossa sta decimando il suo regno, il principe Prospero si blinda nel suo castello insieme a un cerchio ristretto di nobili e cavalieri. Murati dentro festeggiano per mesi tra stanze a tema e finestre gotiche, ma quando tra gli invitati compare una misteriosa figura vestita da morte rossa, le mura del castello diventano il teatro di un macabro bagno di sangue.
La Maschera della Morte Rossa è un racconto che Edgar Allan Poe scrisse nel 1850. Attraverso una narrazione grottesca e angosciante, scopriamo gli effetti devastanti di un’epidemia di colera. Ricco di elementi visivi e suggestioni sonore e, nonostante l’ambientazione medievale, il racconto è ancora lucidamente attuale.
Maestro dell’horror e padre del giallo investigativo, Edgar Allan Poe è famoso per le sue atmosfere cupe, gotiche, e inquietanti. Il suo è un horror fatto di suggestioni e inquietudini della mente.
Con la sua opera, Poe vuole dirci che il mostro più spaventoso è quello che si nasconde nell’ombra, quello che non possiamo vedere, o quello rannicchiato dentro di noi.
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